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Liturgia della Domenica - 13 Ottobre
Gesù guarisce dieci lebbrosi. Nove di questi non colgono l’eccezionalità dell’evento, accontentandosi di soddisfare gli obblighi rituali. Solo un samaritano, uno straniero, torna per ringraziare e per questo, con la guarigione dalla lebbra, riceve anche il dono della salvezza.
«LA TUA FEDE TI HA SALVATO!»
La riconoscenza è una virtù preziosa per la nostra vita: dire “grazie” è un gesto doveroso, che dovrebbe scaturire spontaneamente dal cuore per un dono o un bene ricevuto. Così si comporta Naamàn dopo essere stato purificato dalla lebbra (I Lettura). Invece, a volte, è penosa la sensazione di trovarci in un mondo in cui prevale la pretesa piuttosto che la riconoscenza e il ringraziamento. È ciò che succede a Gesù, il quale, dopo aver purificato dieci lebbrosi, non riceve alcun grazie se non da uno straniero, un Samaritano (Vangelo). Gesù non chiede riconoscenza per sé, ma per il Padre, degno di ricevere la lode e la gloria per i prodigi che ha compiuto colmandoci della sua misericordia.
L’atteggiamento riconoscente richiede un cuore aperto, che sa vedere l’opera di Dio, la salvezza che egli porta nella storia dell’umanità, la fedeltà con cui regge le sorti del mondo (Salmo responsoriale).
Se spesso i travagli della vita possono irrigidire il nostro rapporto con Dio, perché non ne vediamo immediatamente l’azione, come l’apostolo Paolo suggerisce (II Lettura), dobbiamo comunque perseverare, perché Dio è fedele e non mancherà di esaudire la nostra preghiera quando è rivolta a lui con umiltà e retta coscienza.