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L'udienza di papa Francesco - 14 ottobre
“Per pregare bene dobbiamo pregare come siamo, non truccare l’anima per pregare”. Lo ha detto il Papa nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata ai Salmi – “sono 150 salmi per pregare” – e pronunciata in Aula Paolo VI, dove Francesco è arrivato percorrendo a piedi il corridoio centrale, ma senza salutare i fedeli, a causa delle misure per l’emergenza sanitaria in corso.
IL TESTO INTEGRALE DELLA CATECHESI
“Andare davanti al Signore come siamo, con le cose belle e anche con le cose brutte che nessuno conosce, ma noi dentro conosciamo”, l’invito del Papa a proposito dei salmi, dove “troviamo tutti i sentimenti umani: le gioie, i dolori, i dubbi, le speranze, le amarezze che colorano la nostra vita”.
“Leggendo e rileggendo i salmi, noi impariamo il linguaggio della preghiera”, ha assicurato Francesco: “In questo libro non incontriamo persone eteree, astratte, gente che confonde la preghiera con un’esperienza estetica o alienante”. “I salmi non sono testi nati a tavolino, sono invocazioni, spesso drammatiche, che sgorgano dal vivo dell’esistenza”, ha spiegato il Papa: “Per pregarli basta essere quello che siamo”. Nei salmi, infatti, “sentiamo le voci di oranti in carne e ossa, la cui vita, come quella di tutti, è irta di problemi, di fatiche, di incertezze”.
La meditazione di Francesco tutta incentrata su "La preghiera dei Salmi". "Nei salmi troviamo tutti i sentimenti umani: le gioie, i dolori, i dubbi, le speranze, le amarezze che colorano la nostra vita". "Il salmista non contesta in maniera radicale questa sofferenza: sa che essa appartiene al vivere. Nei salmi, però, la sofferenza si trasforma in domanda. Tra le tante domande, ce n'è una che rimane sospesa, come un grido incessante che attraversa l'intero libro da parte a parte: 'Fino a quando?'. Fino a quando Signore dovrò soffrire questo, quante volte abbiamo pregato così...", ha aggiunto a braccio. "Ogni dolore reclama una liberazione, ogni lacrima invoca una consolazione, ogni ferita attende una guarigione, ogni calunnia una sentenza di assoluzione".
“Tutti soffrono in questo mondo: sia che si creda in Dio, sia che lo si respinga”, ha affermato il Papa, in un altro passaggio significativo della catechesi dell’udienza dedicata al Salterio, il libro dove sono raccolti i 150 Salmi, “dove il dolore diventa relazione, rapporto: grido di aiuto che attende di intercettare un orecchio che ascolti. Non può rimanere senza senso, senza scopo”. “Anche i dolori che subiamo non possono essere solo casi specifici di una legge universale”, ha precisato Francesco: “sono sempre le ‘mie’ lacrime. Le lacrime non sono universali, sono le mie lacrime: ognuno ha le proprie. Le mie lacrime, il mio dolore mi spinge ad andare avanti con la preghiera. Sono le mie lacrime, che nessuno ha mai versato prima di me: tanti le hanno versate, ma le mie lacrime sono mie, il dolore è mio, la sofferenza è mia”.