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Liturgia della Domenica 14 Luglio - Il commento di Don Claudio
Come ogni domenica ci affacciamo sull’orizzonte di una Parola proclamata, proclamata per noi… per noi che oggi siamo qui, reduci da una settimana di impegni, forse di preoccupazioni, di piccole grandi gioie, di speranze di stanchezza. Questa parola scritta secoli orsono, oggi è stata proclamata per noi e noi l’abbiamo accolta non quale parola di uomini ma come parola di Dio.
Diceva don Lorenzo Milani: “E poi è superbia credere alla potenza della propria parola, con le parole alla gente non gli si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l’esempio”. La grazia di Dio e l’esempio della mia vita!
Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli. Ogni volta che Dio ti chiama, ti mette in viaggio. Il nostro Dio non può essere un Dio da sacrestie o che gioca in difesa. Manda, invia, chiede di uscire. A due a due: perché il due non è semplicemente la somma di uno più uno, è l’inizio del noi, la prima cellula della comunità. In due si è obbligati a dire “nostro” … come la preghiera che Gesù ci ha insegnato. Ordinò loro di non prendere nient’altro che un bastone. Solo un bastone a sorreggere la stanchezza e un amico sul quale appoggiare il cuore. Né pane, né sacca, né denaro, né due tuniche. Poveri e liberi. Saranno quotidianamente dipendenti dal cielo.
La missione dei discepoli è semplice: sono chiamati a portare avanti la vita, la vita debole: ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Si occupano della vita, come il profeta Amos, cacciano i demoni, toccano i malati e le loro mani dicono: «Dio è qui, è vicino a te, con amore». Hanno visto con Gesù come si toccano le piaghe, come non si fugga mai dal dolore, hanno imparato l’arte della carezza e della prossimità. E proclamavano che la gente si convertisse: convertirsi al sogno di Dio: un mondo guarito, vita senza demoni, relazioni diventate armoniose e felici, un mondo di porte aperte e brecce nelle mura.
San Francesco ammoniva i suoi frati: si può predicare anche con le parole, quando non vi rimane altro. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro. Gesù li prepara anche all’insuccesso e al coraggio di non arrendersi. Come i profeti, come Amos… come ciascuno di noi inviato ad essere narratore credibile di quella eredità che ci appartiene oggi e sempre!