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Liturgia della Domenica 24 Novembre - Il Commento di Don Claudio
Abbiamo ascoltato: Vangelo di Giovanni. L’incontro del Maestro con l’autorità politica, Pilato.
Pilato, è l’uomo che detiene il maggior potere in Gerusalemme, e davanti a lui sta il giovane rabbi disarmato. “Sei tu il re dei giudei?” Possibile che quel galileo dallo sguardo limpido e sincero sia a capo di una rivolta, che possa diventare un pericolo per Roma?
Sicuramente no! Egli semmai è una minaccia per i complotti del sinedrio, per i giochi di potere! Ti hanno consegnato a me, vogliono ucciderti. Che cosa hai fatto? Gesù ci commuove con il suo coraggio, con la sua statura interiore, mentre fa alzare sul pretorio un vento regale di libertà e fierezza.
Egli apre il mondo di Pilato, lo dilata, fa irrompere un’altra dimensione, un’altra latitudine del cuore: il mio regno non è di questo mondo, dove si combatte, si fa violenza, si abusa, si inganna, ci si divora.
Fotografia quanto mai reale dei nostri giorni dove 56 conflitti si combattono senza che facciano più di tanto clamore, dove popoli interi migrano verso un futuro migliore, drammi inenarrabili si compiono tra le mura domestiche e diventano cronaca di un regno, il nostro, dove ormai la violenza non ci impressiona più di tanto.
Nel mio regno, dice Gesù, non ci sono legioni, né spade, né predatori. Per i regni di quaggiù, per il cuore di quaggiù, l’essenziale è vincere, nel Regno del Padre la cosa più importante è servire.
Il mio regno appartiene ai poveri, ai limpidi, ai liberi, agli artigiani della pace e della giustizia... Egli è venuto nel mondo, per testimoniare un’altra verità. La parola di Gesù è vera proprio perché disarmata, non ha altra forza che la sua luce. È lì davanti: la verità. Io sono la via, la vita e la verità. Lui, donandosi per noi su quel trono scomodo che è la croce, diventa il metro di misura, le coordinate, il con me o contro di me… per essere parte o restare fuori del suo Regno.
Oggi non celebriamo la salita al trono del padrone del mondo, Gesù non è questo: lui è l’autore e il servitore della vita. Allora, dovremmo chiederci, chi è il mio re? Chi è il mio Signore? Chi dà ordini al mio futuro? Chi è la mia verità?
Io scelgo lui, ancora lui, il nazareno, con la certezza che il nostro contorto cuore, questa storia aggrovigliata, questo mondo che sembra andare alla deriva, nel ribellarsi della natura e nelle scelte efferate degli uomini… stanno percorrendo, nonostante tutte le smentite, un cammino di salvezza.
Perché Dio è coinvolto, è qui, ha le mani impigliate per sempre nello scorrere di ogni vita. Pilato prende l’affermazione di Gesù: io sono re, e ne fa il titolo della condanna, l’iscrizione derisoria da inchiodare sulla croce: questo è il re dei giudei!
Voleva deriderlo, e invece ne è stato profeta: il re è visibile là, sulla croce, con le braccia spalancate, dove dona tutto di sé e non prende niente di nostro. Il vero potere che trasforma il mondo, è la capacità di amare così, di un amore disarmato, fino all’ultimo respiro, fino all’estremo, fino alla fine.
Venga il tuo Regno, o Signore, e sia per tutti noi Regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace.