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Liturgia della Domenica - 25 Febbraio
“Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”, si chiede Paolo scrivendo alla comunità di Roma. Dio è per noi sempre… forse dovremmo chiederci se noi siamo per Lui, se siamo con Lui, se nella nostra vita gli dedichiamo tempo, attenzione, disponibilità.
Il Vangelo di Marco ci invita a contemplare la trasfigurazione di Gesù (cfr Mc 9,2-10). Questo episodio va collegato a quanto era accaduto sei giorni prima, quando Gesù aveva svelato ai suoi discepoli che a Gerusalemme avrebbe dovuto «soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8,31). Questo annuncio aveva messo in crisi Pietro e tutto il gruppo dei discepoli, che respingevano l’idea che Gesù venisse rifiutato dai capi del popolo e poi ucciso. Loro, infatti, attendevano un Messia potente, forte, dominatore, invece Gesù si presenta come umile, mite, servo di Dio, servo degli uomini, che dovrà donare la sua vita in sacrificio, passando attraverso la via della persecuzione, della sofferenza e della morte. Ma come poter seguire un Maestro e Messia la cui vicenda terrena si sarebbe conclusa in quel modo? Così pensavano loro e di certo avremmo pensato noi. E la risposta arriva proprio dalla trasfigurazione.
Che cos’è la trasfigurazione di Gesù? È un’apparizione pasquale anticipata.
Gesù prese con sé i tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni e «li condusse su un alto monte»; e là, per un momento, mostra loro la sua gloria, gloria di Figlio di Dio. Questo evento della trasfigurazione permette così ai discepoli di affrontare la passione di Gesù in modo diverso, senza essere travolti. Lo hanno visto come sarà dopo la passione: glorioso. E così Gesù li prepara alla prova.
Gesù si rivela come l’icona perfetta del Padre, l’irradiazione della sua gloria. È il compimento della rivelazione; per questo accanto a Lui trasfigurato appaiono Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti, come per significare che tutto finisce e incomincia in Gesù, nella sua passione e nella sua gloria.
La trasfigurazione aiuta i discepoli, e anche noi, a capire che la passione di Cristo è un mistero di sofferenza, ma è soprattutto un dono di amore, di amore infinito da parte di Gesù.
L’evento di Gesù che si trasfigura sul monte ci fa comprendere meglio anche la sua risurrezione. Per capire il mistero della croce è necessario sapere in anticipo che Colui che soffre e che è glorificato non è solamente un uomo, ma è il Figlio di Dio, che con il suo amore fedele fino alla morte ci ha salvati. Il Padre rinnova così la sua dichiarazione messianica sul Figlio, già fatta sulle rive del Giordano dopo il battesimo, ed esorta: «Ascoltatelo!» (v. 7). I discepoli sono chiamati a seguire il Maestro con fiducia, con speranza, nonostante la sua morte; la divinità di Gesù deve manifestarsi proprio sulla croce, proprio nel suo morire «in quel modo», tanto che l’evangelista Marco, alla fine del suo scritto, pone sulla bocca del centurione la professione di fede: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (15,39).