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Liturgia della Domenica 27 Ottobre - Il commento di Don Claudio
L’episodio che abbiamo ascoltato è l’ultimo che l’evangelista Marco narra del ministero itinerante di Gesù, il quale poco dopo entrerà a Gerusalemme per morire e risorgere. Bartimeo è così l’ultimo a seguire Gesù lungo la via: da mendicante ai bordi della strada a Gerico, diventa discepolo che va insieme agli altri verso Gerusalemme.
In questo brano del Vangelo possiamo evidenziare tre passi che scandiscono il cammino della fede, che riguarda ciascuno di noi.
Gesù ascolta il suo grido. E quando lo incontra lo lascia parlare. Non era difficile intuire che cosa avrebbe chiesto Bartimeo: è evidente che un cieco voglia avere o riavere la vista. Ma Gesù non è sbrigativo, dà tempo all’ascolto. Questo è il primo passo per aiutare il cammino della fede: ascoltare. È l’apostolato dell’orecchio: ascoltare, prima di parlare.
Al contrario, molti di quelli che stavano con Gesù rimproveravano Bartimeo perché tacesse. Per questi discepoli il bisognoso era un disturbo sul cammino, un imprevisto nel programma prestabilito.
Per Gesù il grido di chi chiede aiuto non è un disturbo che intralcia il cammino, ma una domanda vitale. Quant’è importante per noi ascoltare la vita! Ascoltare con amore, con pazienza, come fa Dio con noi, con le nostre preghiere spesso ripetitive. Dio non si stanca mai, gioisce sempre quando lo cerchiamo.
Dopo l’ascolto, un secondo passo per accompagnare il cammino di fede: farsi prossimi. Gesù, non delega qualcuno della «molta folla» che lo seguiva, ma incontra Bartimeo di persona. Gli dice: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Che cosa vuoi: Gesù si immedesima in Bartimeo, non prescinde dalle sue attese; che io faccia: fare, non solo parlare; per te: non secondo uno standard prefissato per chiunque, ma per te, nella tua situazione. Ecco così fa Dio, coinvolgendosi in prima persona con un amore di predilezione per ciascuno. La fede passa per la vita: è vivere l’amore di Dio che ci ha cambiato l’esistenza. Chiediamoci se siamo cristiani capaci di diventare prossimi, e allargare il cuore verso chi incontriamo quotidianamente. C’è sempre quella tentazione che ricorre tante volte nella Scrittura: lavarsi le mani. È quello che fa la folla nel Vangelo di oggi, è quello che fece Caino con Abele, è quello che farà Pilato con Gesù: lavarsi le mani. Noi invece vogliamo imitare Gesù, e come lui sporcarci le mani. Egli,la via, per Bartimeo si è fermato lungo la strada; Egli, la luce del mondo, si è chinato su un cieco.
Testimoniare è il terzo passo nel cammino della fede. Guardiamo i discepoli che chiamano Bartimeo: non vanno da lui, che mendicava, con una monetina che lo metta buono o a dispensare consigli; vanno nel nome di Gesù. Infatti, gli rivolgono solo tre parole, tutte di Gesù: «Coraggio! Alzati. Ti chiama». Solo Gesù nel Vangelo dice “coraggio!”, perché solo Lui risuscita il cuore. Solo Gesù nel Vangelo dice alzati, per risanare lo spirito e il corpo. Solo Gesù chiama, cambiando la vita di chi lo segue, rimettendo in piedi chi è a terra, portando la luce di Dio nelle tenebre della vita. Quanti, anche oggi, come Bartimeo, cercano una luce nella vita. Cercano amore vero. E come Bartimeo, nonostante la molta gente, invoca solo Gesù, così anch’essi invocano vita, ma spesso trovano solo promesse passeggere e pochi che si interessano davvero a loro.
Ascoltare, farsi prossimi, testimoniare. Il cammino di fede nel Vangelo termina in modo bello e sorprendente, con Gesù che dice: «Va’, la tua fede ti ha salvato». Eppure, Bartimeo non ha fatto professioni di fede, non ha compiuto alcuna opera; ha solo chiesto pietà. Sentirsi bisognosi di salvezza è l’inizio della fede. È la via diretta per incontrare Gesù.