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Liturgia della Domenica - 7 Aprile
Oggi, nel suggestivo brano evangelico, Gesù non scusa la peccatrice, ma la perdona, perché nel perdono c’è la pienezza dell’amore. Egli le tende la mano per sottrarla alla umiliazione del peccato e darle la possibilità di rinascere a una nuova vita.
«VA’ E D’ORA IN POI NON PECCARE PIÙ»
Mentre tutti urlano e mormorano contro la donna colta in flagrante adulterio, Gesù tace e scrive per terra. Che cosa avrà scritto? Su quelle parole si sono spesi fiumi d’inchiostro nel tentativo di interpretare questo gesto di Gesù e le parole scritte; tuttavia è inutile chiederselo, perché quelle parole rimarranno nella mente e nel cuore delle persone per le quali Gesù le ha scritte. Lì devono restare, perché la misericordia di Dio giunge non in maniera massificata, ma assolutamente personale, è un abbraccio specifico a fronte della situazione di peccato nella quale si trova il singolo individuo, come la donna adultera (Vangelo).
Ognuno di noi ha bisogno di sentire questa paterna premura, per questo è necessario rinunciare a qualsiasi giudizio temerario nei confronti dell’altro, perché quel giudizio un giorno o l’altro si ritorcerà contro chi lo ha emesso. Il compito di ognuno è invece quello di «aprire una strada », di offrire speranza laddove il peccato ha abbrutito la vita, e così renderla nuova e capace di un cammino spedito nel vero bene, dimenticando il passato e protendendosi verso il futuro (I e II Lettura).