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Liturgia della Domenica 26 Novembre - Il commento di Don Claudio
Solennità di N.S. Gesù Cristo, Re dell’Universo - 26 novembre 2023 - Mt 25, 31-46
Nel celebrare la solennità di N.S. Gesù Cristo Re dell’Universo, la liturgia della Parola ci ha fatto ascoltare la terza ed ultima parte del capitolo 25 di Matteo.
Potremmo uscire dal contesto religioso prima e da quello cristiano poi e soffermarci su una verità che esula dal credere e che ci porta a quella che è la vocazione, l’indole propria dell’uomo, di ogni uomo: relazionarsi con il suo simile, amare il prossimo! Il senso ultimo della vita, lo scopo del nostro passare su questa terra non sono tante le cose che possiamo fare, i progetti che possiamo realizzare… ma l’amore che possiamo e dobbiamo donare all’altro. Questo è il senso ultimo della vita. Perché solo nella relazione autentica con l’altro si realizza il nostro essere uomo, il nostro essere donna.
Le parole riportate quindi dal Vangelo di Matteo hanno una valenza che va oltre al fatto del mio essere cristiano, battezzato. Ogni uomo sarà giudicato sulla carità. Perché questo è il metro di misura che deve scandire lo scorrere del nostro tempo, delle nostre giornate, della nostra vita. E in quelli che sono i nostri progetti, il nostro vissuto quotidiano, non dobbiamo mai dimenticare che deve essere coniugato con il verbo amare, che possiamo tradurre anche con carità, non intesa semplicemente come elemosina, ma come accoglienza, ascolto, condivisione, partecipazione di ciò che noi siamo.
E questo vale per ogni uomo e ogni donna! Per il cristiano diventa ancora più vincolante perché l’altro: l’affamato, l’assetato, lo straniero, il nudo (colui che non ha niente), l’ammalato e il carcerato… è il volto di Gesù, anzi è Gesù stesso che mi domanda di essere in una parola accolto!
Non ci sono leggi politiche, morali o religiose… non ci sono punti di vista, argomentazioni di ordine sociologico o strategie per risolvere problemi che poi creiamo noi, solo noi uomini. Il mondo è un grande giardino, dove da nessuna parte ha segnato confini, delimitazioni, sistemi… siamo noi che abbiamo diviso, spartito, incluso o escluso gli altri. Per Dio noi siamo figli, creati a sua immagine e somiglianza… fatti di un frammento divino…
Hai accolto me! Hai rifiutato me! Quante volte ci siamo detti: è importante pregare, ascoltare la Parola di Dio, celebrare i sacramenti… ma tutto questo se non si traduce in attenzione all’altro a ben poco serve… perché Dio non ci giudicherà sulle messe partecipate o sui rosari detti… occasioni imperdibili per crescere nella fede, ma ci giudicherà sulla carità, sul nostro operato nell’amare il nostro prossimo. Del resto, i grandi della storia sopravvivono nei libri di storia, i grandi santi della carità sopravvivono nei nostri cuori!
Tu Signore nostro Re, insegnaci a non smarrire mai la strada che porta all’incontro, all’accoglienza, alla solidarietà, all’amore… perché su questo, solo a partire da questo tu ci accoglierai nel tuo Regno di giustizia e di carità.