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Liturgia della Domenica 26 Maggio - Il Commento di Don Claudio
In questa domenica che segue la solennità della Pentecoste e che precede la celebrazione del Corpus Domini (giovedì/domenica) la Chiesa ci invita a celebrare la solennità della Santissima Trinità: un solo Dio in tre persone. Il Padre, che potremmo dire si racconta a Mosè in quel breve tratto dal libro del Deuteronomio; lo Spirito Santo, di cui parla Paolo scrivendo alla comunità di Roma, che attesta la nostra figliolanza di Dio e il Figlio, che come descrive Matteo, nel momento di lasciare questo mondo dà mandato ai suoi discepoli di “andare, predicare e battezzare”, assicurando la sua presenza in mezzo a noi, fino alla fine del mondo.
La Trinità è comunione di Persone divine, le quali sono una con l’altra, una per l’altra, una nell’altra: questa comunione è la vita di Dio, il mistero d’amore del Dio Vivente. E Gesù ci ha rivelato questo mistero. Lui ci ha parlato di Dio come Padre; ci ha parlato dello Spirito, e ci ha parlato di Sé stesso come Figlio di Dio. E così ci ha rivelato questo mistero. Gesù, il Figlio di Dio che si è reso visibile, ha annunciato, ha guarito, ha dato l’esempio… scegliendo dodici discepoli che ne seguissero le orme e diventassero poi il suo prolungamento. Tre anni vissuti insieme, momento dopo momento, con il Maestro.
Eppure, Matteo, nel suo racconto proclamato poco fa, dice che gli undici andarono a Gerusalemme, sul monte indicato e, quando lo videro, si prostrarono. E annota: essi dubitarono!
Una vita condivisa in ogni momento, testimoni di prodigi e di conversioni… eppure dubitarono! E Gesù che non si spazientisce, ma si avvicina a loro, e assicura sono con voi: sempre!
Questo è il Dio amore che si manifesta nel Padre, nel Figlio incarnato, nello Spirito Santo che oggi continua la missione per cui è stato inviato. La liturgia di oggi, mentre ci fa contemplare il mistero stupendo da cui proveniamo e verso il quale andiamo, ci rinnova la missione di vivere la comunione con Dio e vivere la comunione tra noi sul modello della comunione divina.
Siamo chiamati a vivere non gli uni senza gli altri, sopra o contro gli altri, ma gli uni con gli altri, per gli altri, e negli altri. Questo significa accogliere e testimoniare concordi la bellezza del Vangelo; vivere l’amore reciproco e verso tutti, condividendo gioie e sofferenze, imparando a chiedere e concedere perdono, valorizzando i diversi carismi sotto la guida dei Pastori. In una parola, ci è affidato il compito di edificare comunità cristiane che siano sempre più famiglia, capaci di riflettere lo splendore della Trinità e di evangelizzare non solo con le parole, ma con la forza dell’amore di Dio che abita in noi.
La Trinità è il fine ultimo verso cui è orientato il nostro pellegrinaggio terreno. Il cammino della vita cristiana è infatti un cammino essenzialmente “trinitario”: lo Spirito Santo ci guida alla piena conoscenza degli insegnamenti di Cristo, e ci ricorda anche quello che Gesù ci ha insegnato; e Gesù, a sua volta, è venuto nel mondo per farci conoscere il Padre, per guidarci a Lui, per riconciliarci con Lui. Tutto, nella vita cristiana, ruota attorno al mistero trinitario e viene compiuto in ordine a questo infinito mistero. Cerchiamo, pertanto, di tenere sempre alto il “tono” della nostra vita, ricordandoci per quale fine, per quale gloria noi esistiamo, lavoriamo, lottiamo, soffriamo; e a quale immenso premio siamo chiamati. Questo mistero abbraccia tutta la nostra vita e tutto il nostro essere cristiano.
Ce lo ricordiamo, ad esempio, ogni volta che facciamo il segno della croce: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ogni volta che recitiamo la preghiera del Gloria, quando portiamo un bambino al fonte battesimale, quando riceviamo la benedizione. Se una settimana fa invitavo a non dimenticarci di invocare lo Spirito Santo, nella nostra vita quotidiana, oggi teniamo lo sguardo fisso verso la Trinità, principio e fine di tutta la nostra vita, invocandola, pregandola, confidando in Lei.