Festa dell'Epifania

magi paolineDa Oriente a Gerusalemme, alcuni Magi si mettono in cammino. Non hanno un navigatore satellitare, non google maps, non hanno il ton ton, e non possono disporre della viabilità di isoradio... perché non hanno mezzi, né strade asfaltate, né alta velocità, tantomeno aerei. L’unica possibilità che hanno a disposizione è una stella che appare nel cielo e indica la meta. L’unica possibilità che gli viene offerta sono i loro piedi e l’ausilio di qualche animale. Non hanno quindi pensieri che assillano e affannano i moderni viaggiatori per bagagli, valigie, borse a mano e pesi da rispettare. 

Si mettono in cammino verso una meta. Una meta che non è un luogo, ecco perché non sono necessari strumenti particolari, ma è una persona, un bambino, Colui che è nato, il Re dei Giudei. Potremmo dire che a muovere questi uomini che la tradizione identifica con tre, per i doni che vengono ricordati ma non perché fossero effettivamente in tre (anche se tre è pure numero perfetto) a muovere i passi di questi pellegrini è un desiderio profondo: conoscere Colui che è nato. 

Camminare implica sempre l’uscire da sé stessi, mettersi in movimento, lasciare porti sicuri, affrontare il rischio, l’imprevisto, la nota metereologica avversa, il nemico. Ma quella Stella è il desiderio che si mostra ai loro occhi e oserei dire ai loro cuori. 

Ancora, per vedere la stella, occorre avere il coraggio di alzare lo sguardo. Di non restare zavorrati sulle cose di questo mondo... Quante volte ci capita di affannarci per quanto ogni giorno dobbiamo vivere, sopportare, affrontare... facendo il tutto magari con il brontolio, il malcontento, la lamentela facile! Ci è capitato [?] in questi giorni di festa di alzare lo sguardo, di guardare al cielo... di non fermarci ai tetti delle case... “Alza gli occhi intorno e guarda!” ... dice un passaggio della 1^ lettura tratta dal libro del profeta Isaia proclamata oggi. Alza gli occhi! Si, quanto bisogno abbiamo oggi di alzare lo sguardo, di sentirci raggiunti dalla luce di quella stella. Di certo Erode e con lui tutta Gerusalemme, chiuso e chiusi nei propri pensieri, nelle proprie paure, nella propria supponenza, non riuscivano a vedere la stella. Non a caso i Magi qui giungendo perdono di vista questa stella. Devono chiedere informazioni. Devono capire se il loro cammino va nella giusta direzione. 

E se da una parte sono aiutati... “a Betlemme, terra di Giuda uscirà un capo” … dall’altra vengono quasi raggirati con quella richiesta di informazioni sul nato Re, che di certo Erode non sarebbe mai andato ad adorare.

Si scrollano di dosso la pesantezza di chi vive in quell’ambiente, preoccupati solo del proprio tornaconto, dove non riescono ad alzare lo sguardo e sono, dice l’evangelista, turbati. Anche noi possiamo non vedere la stella e restare turbati. Anche noi possiamo accodarci allo stile di un mondo che o la pensi secondo il “pensiero unico” o sei messo al bando, deriso, retrocesso all’ultimo posto. Il testo evangelico prosegue annotando che una volta ripreso il cammino, lasciate le paure della corte di Erode e di Gerusalemme, la stella torna a guidare i loro passi e Matteo dice: “provarono una gioia grandissima”. 

L’Epifania è la manifestazione del Signore Gesù a tutti i popoli, a tutte le genti, a tutti gli uomini. Questi uomini richiamano l’universalità del genere umano al quale Dio si manifesta. Davanti al Bambino, il Figlio di Dio, o ci si prostra e si adora o non si intraprende nessun cammino, non ci si stupisce, non si offre quello che ognuno ha.

Chiediamo ancora una volta al Bambino Gesù di istillarci quella gioia che il Natale, porta con sé. Chiediamo a Dio nostro Padre che ci faccia stupire davanti all’incarnazione del Figlio per continuare a camminare seguendo la stella... della preghiera, della sua Parola, dei sacramenti, di Maria che ci portano a Lui.